Federal States of Micronesia 🇫🇲

 

 

La maggior parte di noi pensa che la Micronesia sia uno Stato. In realtà, è una delle Macro Regioni in cui è divisa l’Oceania e comprende circa 2000 isole. Di queste, alcune sono Nazioni a tutti gli effetti, come Palau, Marshall,  Kiribati e gli Stati Federali della Micronesia, dove vi porto ora.

Gli Stati Federali della Micronesia sono composti da 607 isole, con 4 principali.

Tra questi, c’è l’isola di Pohnpei, uno dei luoghi più piovosi del mondo, con circa 7,60 metri di pioggia all’anno.

Se si pensa, in generale, alle isole del Pacifico, il nostro immaginario vede una immensa spiaggia di sabbia fine.  Sarete quindi perplessi, quando vi confermerò che in tutta l’isola di Pohnpei, non ci sono spiagge. Già dall’aereo si vedono un enorme punto di verde brillante e delle sfumature di grigio, sparse un po’ ovunque.

L’isola è di origine vulcanica, con una parte centrale montuosa e verdissima, rocce e mangrovie che giocano a nascondino, mentre la costa è circondata da una barriera corallina, con pochi punti aperti per un approdo. Per trovare le amate spiagge, bisogna quindi fare un giro in barca ed andare nelle isolette vicine, per la maggior parte disabitate.

 

Il centro più importante è Kolonia, anche se la vera capitale è in realtà il  piccolo villaggio di  Palikir, che conta meno di 7000 abitanti, ma è diventato capitale dal 1989, quando sono nati gli edifici governativi, tutti pressoché uguali. Gli Stati Uniti hanno messo a disposizione 15 milioni di dollari per queste costruzioni.

 

 

 

In realtĂ  lo snodo commerciale resta Kolonia, che non ha niente di esotico, tranne qualche scorcio panoramico.

 

per il resto, passeggiando per la città, vi troverete davanti qualche negozio che vende l’abbigliamento tipico delle donne locali

 

E banchetti di pesce appena pescato (compresi i bei pesci colorati che vedrete facendo snorkelling)

 

 


Per chi resta in città, ci sono alcuni ristoranti ottimi. Il migliore si trova al Mangrove Hotel, dove c’è anche il Dive Center. Molte escursioni partono da qui.
Anche l’Hotel  è il migliore della città.

Questa è la vista dalla camera.

Anche la vista della fauna marina e’ interessante 


Il ristorante ha ottimo pesce (anche crudo) ed è uno dei luoghi preferiti dagli espatriati,  soprattutto nei weekend (volontari di ong o altro, missionari, insegnanti ). 

 

 

Questo e’ anche il ritrovo perfetto  all’ora del tramonto per  un aperitivo

 

 

La vista migliore è dall’ Ocean View Hotel.


Se cercate spiagge e mare, dove poter nuotare, dovete prendere una barca e spostarvi su un’altra isola.

Le isole che si possono visitare sono private. Occorre quindi prenotare un’escursione direttamente con l’Hotel.

L’Hideway Hotel ci porta a  Nahlap Island.

Lasciata la brutta cittĂ , la strada diventa piuttosto panoramica, attraverso foreste di un bel verde brillante e villaggi silenziosi.

 

Spesso, davanti alle case si vedono le tombe di famiglia

 


Dopo un’ora di viaggio ed una deviazione su una strada sterrata di alcuni chilometri, si arriva davanti al fiume, dove un barcaiolo  ci aspetta per portarci sull’isola. 

Prima di entrare nell’oceano, si attraversa il fiume a serpentina

ogni tanto, in mare, si trovano barche abbandonate e relitti che giacciono lì, non si sa da quando, ne’ perché.

 

 

Nahlap è un piccolo scrigno, soprattutto se si ha la fortuna di visitarla solo in tre, una simpatica coppia finlandese ed io.

Qui non c’è bisogno di maschera e pinne, basta camminare nell’acqua trasparente ed osservare la splendida fauna marina che si muove intorno, dai piccoli squaletti innocui, agli splendidi pesci coloratissimi.

 

L’isola è il luogo ideale degli amanti del dolce far niente.

 


Tra le varie escursioni che si possono fare, da Pohnpei, c’è lo snorkelling con le mante. Al largo della cittadina, in mezzo al mare,  c’è un canale, dove passano le mante. Ringrazio Aki per le foto sott’acqua.

 

 

 

 

 

Nella lista dei patrimoni dell’Umanita’, (in pericolo) c’è un sito della Micronesia. Nan Madol si trova ad un’ora di auto da Kolonia, il più grande insediamento dell’isola di Pohnpei.

Dal parcheggio,  un sentiero accidentato di roccia corallina, attraversa una foresta di mangrovie, fino all’entrata principale, su un’altra isola.


Per raggiungere il sito a piedi occorre arrivare quando c’è la bassa marea, altrimenti si è costretti ad attraversare il canale con una barca, oppure a nuoto.

 

Nan Madol fu la capitale della dinastia Saudeleur, fino al 1628. Una serie di isolotti artificiali (92), costruiti con pareti di basalto e massi di corallo, collegati da vari canali. Da qui il nome « Nan Madol » che significa proprio « intervallo, spazio tra ».

Questa è una mappa che mostra il sito ,

 

Qui si trovano i resti  di palazzi in pietra, templi e tombe, costruiti tra il 1200 ed il 1500. Una bella testimonianza delle sofisticate pratiche sociali e religiose dell’epoca.

In realtà  oggi è rimasto una sola piccola isola con muri eretti, tutto il resto sono cumuli di pietre scolpite. Nan Dowas ha grandi massi, che possono pesare  50 tonnellate.

 


Qui si trova anche una tomba ed un tunnel…. la nostra guida ci dice che chi ha provato ad attraversare il tunnel non è più tornato. Verità o leggenda?

 

 

Nan Madol resta uno dei misteri inspiegabili del mondo.

Nessuno ha ancora scoperto come siano arrivate in questo luogo rocce di basalto di tali dimensioni. Le leggende si tramandano: secondo la storia di Pohnpeian, due fratelli gemelli (Olishpa e Olosohpa), arrivati sull’isola, cercarono un luogo dove costruire un altare in onore di Nahnisohn Sahpaw, il Dio dell’Agricoltura. Nella leggenda,  i fratelli hanno fatto levitare e spostato le rocce con l’aiuto di un drago volante. Dopo la morte di Olisihpa, Olosohpa sposò una donna del luogo e divenne il primo Saudeleur, iniziando la dinastia che continuo’ per ben dodici generazioni. Il loro regno finì con l’invasione di Isokelekel, anche lui abitante di Nan Madol, ma i suoi successori abbandonarono il sito.

Le mura della città sono state edificate con blocchi di pietre: il peso totale di basalto usato è stato  stimato in circa 250 milioni di tonnellate. Gli archeologi non sanno spiegare come sia stato possibile tutto questo in un’epoca (prima del 1500) in cui non si conoscevano leve e pulegge. Si stima che con i mezzi dell’epoca i Pohnpeiani avrebbero dovuto mettere circa 2000 tonnellate di pietre all’anno per 400 anni, senza sosta: un mistero ad oggi irrisolto! C’è addirittura chi (ricercatori eretici?) sostiene che le rovine potrebbero essere i resti di uno dei continenti della civiltà atlantidea…Mu o Lemuria? E ancora, alcuni pescatori sostengono che al largo, nell’oceano, in acque profonde, ci sia un’altra città simile: magari chiudiamo gli occhi e sogniamo  di camminare sulla mitica civiltà Atlantide. Chi può affermare con certezza che non sia vero?

 

 

Rientrando da Nan Madol verso la capitale, c’è una bellissima cascata, Kepirohi Waterfall. Poiché si trova su una proprietà privata, si paga un biglietto d’entrata e poi si prosegue per la bella passeggiata in mezzo alla foresta. Qui tutto è curato e pulito. Il bagno, nella cascata dall’acqua trasparente,  è rigenerante.

 

 

 

 

Andando verso la capitale, il cielo si incupisce, d’altra parte siamo in uno dei paesi più piovosi al mondo ed è quindi normale lo scroscio giornaliero. Ed ecco che appare una strana cima, avvolta dalla nebbia di una giornata ombrosa.

 

 

Pwisehn Malek è un luogo sacro, malgrado il nome bizzarro « cacca di pollo ». La leggenda racconta di un re crudele e di un uomo, che si chiamava Lepen Palikir, che si rifiutò di obbedire ai suoi comandi. Quando il re inviò un suo soldato per catturarlo, Lepen si trasformò in un grosso gallo e cercò di volare in cielo. Ma il suo grande peso lo riportava sulla terra. Finalmente riuscì a sollevarsi, fece una grande cacca e  riuscì a scappare in cielo. La cacca si  trasformò in una roccia vulcanica, oggi simbolo di disobbedienza.

 

E’ arrivata l’ora di partire per la prossima tappa. Un ultimo saluto alle persone incontrate sul mio cammino

 

 

Lascio il paese con l’ultimo meraviglioso tramonto.

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