Seychelles (seconda parte)

….Nel blu dipinto di blu… felice di stare….laggiù!

Eravamo rimasti a metà strada, in quel piccolo paradiso che è La Digue e ripartiamo proprio da qui,  dal porticciolo dove arrivano / partono i traghetti. La strada (unica)  a destra, prosegue, dopo aver attraversato il “centro”, fatto da una manciata  di negozietti, qualche ristorante ed alcuni take-away, questi ultimi molto di moda perché il villaggio pullula di appartamenti in affitto.

A questo proposito noi siamo stati a Villa Creole self-catering, a cinque minuti dall’entrata del parco per Anse Source d’Argent. Le 4 villette sono dotate di tutti i confort, dalla cucina super attrezzata, al salottino in vimini, all’aria condizionata, e la splendida veranda dove cenare o rilassarsi, con vista sul verde o sulla piccola piscinotta privata dove rinfrescarsi.

 

La sera qui le strade non sono illuminate, c’è una sorta di coprifuoco (anche in periodo pre-COVID), per cui ci si ritira in casa presto.

Poco più avanti, Anse Source d’Argent e’ la meravigliosa spiaggia che appare su tutte le cartoline, con le maestose formazioni di granito. È considerata una delle più belle spiagge al mondo.

Le magiche formazioni granitiche dalle forme dispettose, il verde intenso delle palme svolazzanti e le sfumature misteriose delle acque trasparenti rendono questo luogo sublime, tra visioni poetiche e pennellate d’artista.



 

 

L’entrata a Anse Source d’Argent e’ a pagamento, perché in realtà si accede prima ad una riserva protetta. L’ideale è arrivare in bici, pedalando a ritmi lenti sulla strada principalmente sterrata, lasciandosi dolcemente stordire dall’intenso profumo di vaniglia (qui c’è una grande piantagione, e la strada passa proprio in mezzo).

 

 

Poco prima, un recinto attorno a rocce enormi, dove paciose tartarughe giganti gironzolano, anche se francamente mi sembrano un po’ sacrificate, in quel piccolo spazio (decisamente meno “felici” di quelle a Curieuse)

La soffice, morbida sabbia bianca e le acque turchesi e smeraldo dell’oceano danno vita ad  un paesaggio di una rara bellezza, che conquista il cuore di chiunque ami la spiaggia e la natura incontaminata: Anse Source d’Argent è un set   fotografico, e quindi, anche per questo, la spiaggia più frequentata di La Digue: per assicurarsi la privacy bisognerebbe venire molto presto al mattino.

Qualche chiosco vende succhi di frutta freschissimi. Benvenuti in Paradiso

Se, anziché tornare in centro, girate a destra, la strada va verso la foresta. La salita è in mezzo alla giungla, con casette colorate che sembrano un presepe. E poi la lunga discesa. Alla fine si lasciano le biciclette e si attraversa un sentiero di sabbia e fronde, fino a quando un fragoroso sbattere di onde vi farà pensare  che l’isola del tesoro è vicina. Grande Anse è bellissima. Una spiaggia di borotalco deserta, con in mezzo l’unica nota di colore: L’allestimento di un matrimonio. Abbiamo atteso qualche minuto ed eccoli, gli sposini raggianti che con passo felpato percorrono i pochi metri alla ricerca della  felicità. Sulla sfavillante rena bianca, solo loro, il celebrante, un fotografo ed un drone….. e noi, gli intrusi,  ad applaudire al fatidico Sì.

 

 

Pochi minuti e Grande Anse ritorna alle origini, perché lei è così “Born to be wild”: nata per essere selvaggia.


 

 

 

Le Seychelles sono uno dei luoghi preferiti per le coppiette che vogliono convogliare a nozze. I wedding planners hanno la fortuna di trovare delle location naturali strepitose, quindi basta poco per creare la magica atmosfera del “SI, lo voglio!”. Abbiamo visto 2 matrimoni, in due posti diversi, il primo a Grande Anse, spiaggia semi deserta, una vera chicca. L’altro a Anse Source d’Argent, con la cornice dei faraglioni dietro, molto fotogenica, ma decisamente affollata.

 

 

 

E poi abbiamo incrociato loro, i finti sposini che, con grande ironia, si sono calati nel ruolo, forse una prova o forse solo il gusto di non prendersi sul serio.

 

 

 

Da segnalare a La Digue anche un’ottima panetteria/pasticceria. In un angolo nascosto, è veramente difficile da scovare: abbiamo chiesto due volte indicazioni senza trovarla. E finalmente, un gentile signore del luogo, ci ha accompagnato fino davanti alla porta. Si trova quasi di fronte all’ufficio prenotazione dei traghetti, dietro un caseggiato in legno, senza insegna e con un’anonima porta. Solo un sottile profumino di pane fresco, ti fa capire che sei vicino. Sul banco samosa vegetariani ottimi, ed un serie di dolci, da quello alla vaniglia, o alla banana, fino a quelli più coreografici con crema di frutti della passione.

Da La Digue a Mahé c’è un’ora e mezza di catamarano, compresa la sosta a Praslin.

Mahé è l’isola principale dell’arcipelago. Da girare in autobus o in auto a noleggio. Francamente, viste le strade, decisamente tortuose con continui saliscendi su montagne prive di guardrail e piene di buche, l’autobus è un’ottima soluzione. Anche in tempo di COVID non ho trovato un altro paese così rispettoso delle regole. Tutti indossano mascherine, anche per strada, anche nei posti dove c’è pochissima gente. I controlli sono assidui e le multe salate, quindi il distanziamento sociale è garantito.

Il trasporto locale è fatto da vecchi autobus di produzione Tata Euro…..zero, rumorosi ed inquinanti. Frequentati principalmente dai locali (noi eravamo gli unici stranieri), sono guidati da provetti autisti che affrontano il percorso a folle velocità;  si inerpicano su strade strette senza marciapiedi, sfiorando il collega in senso opposto con grandi acrobazie, ma mi fido più di loro che dei turisti fai da te che non conoscono il tragitto e viaggiano in mezzo alla strada con lo sguardo sperso.

 

Ad agosto le spiagge migliori per la balneazione sono quelle a Nord ovest, perché i monsoni soffiano da sud-est ed il mare in quest’area è particolarmente agitato.  Per questo abbiamo scelto la nostra base a Beau Vallon.

Per gli amanti del dolce far niente, tre chilometri di sabbia bianca, vi aspettano a Beau Vallon (dove il tramonto s’infiamma). La sabbia sembra borotalco. La  prima parte della spiaggia è un classico posto turistico, anche con alcuni lettini e gente intenta ad abbronzarsi,  mentre la parte finale della spiaggia direzione nord è un set cinematografico, con le rocce che inquadrano una sabbia dorata. La bassa marea crea delle piccole piscine naturali di grande effetto, dove  i bambini del luogo amano sguazzare, fin dopo il tramonto.

 

Il centro di Beau Vallon ha una manciata di negozi, hotel e ristoranti, ed una passeggiata ombrosa sotto alberi dalle folte fronde.

Verso sera il tramonto s’infiamma, ed alcuni ristoranti del luogo hanno messo dei tavoli con vista sul calar della sera.

Mahek è un ottimo ristorante indiano, la mia cucina preferita e, poiché alle Seychelles c’è una importante comunità indiana, ho colto l’occasione. Il ristorante si trova sulla spiaggia ed ha una vista spettacolare al tramonto.


 

 

 

 

Pochi chilometri ed una tortuosa collina da percorrere, e si arriva al cuore pulsante di Mahé.

La capitale Victoria, e’ un po’ British, un po’ Oriente ed un po’ villaggio africano, quello strano mix che si incontra nel pittoresco mercato coperto, dove i profumi delle spezie si diffondono nell’aria di un edificio dall’architettura creola.

 


 

 

La passeggiata in città si snoda tra la torre dell’orologio (riproduzione in miniatura di un famosa torre dell’orologio londinese?), il giardino botanico o Jardin du Roi, una passeggiata tra profumi intensi di cannella, noce moscata e vaniglia, ed il National Museum of History: siete in una delle capitali più piccole del mondo. La Clock Tower è decisamente kitch: costruita in onore della regina Victoria, serve come punto di orientamento perché il centro vibra intorno ad essa.

 

 

Ma in questo piccolo scrigno si capisce il cosmopolitanismo. Appena passato il mercato dal brulichio africano, sembra di essere atterrati in India, davanti ad un colorato tempio Indù (Arul Mihu Navasakthi Vinayagar Temple).

Dedicato al Dio Vinayagar, e costruito nel 1992 è il luogo di culto della folta comunità indiana presente in città.


 

 

Dall’altra parte, a qualche centinaio di metri, la Cattedrale ed alcuni edifici in legno dalle facciate molto British.

E di fianco la Domus del sacerdote e dei missionari : una ragazza, appena uscita dalla chiesa, mi dice che, in passato, era piena di sacerdoti. Oggi solo tre preti vivono in questo splendido, immenso edificio, uno dei più belli di tutte le Seychelles. Alla mia frase: “ma ci sono tanti poveri in giro, la Chiesa potrebbe accoglierli in questa casa con tutti questi appartamenti “, lei mi risponde: “ma ci sono anche due uffici, oltre agli appartamenti dei tre preti!”. No comment!



 

Nel centro della Freedom Square,  un monumento fatto da tre paia di ali bianche spiegate, realizzato dall’artista italiano Lorenzo Appiani, che viveva alle Seychelles nel 1978, rappresenta la mescolanza dei gruppi etnici di ben  tre continenti: Africa, Asia, Europa.

 

 

Victoria è incastonata in ripidi pendii, con le tre cime verdeggianti da sfondo su un lato, e le tante sfumature di blu del mare dall’altro.

 

 

Chi non può fare a meno dello shopping deve andare a Eden Island, un’isola artificiale con ristoranti e negozi. Questa moderna isola, dove ancora fervono lavori, ha ville di lusso, hotel con piscina e spiaggie  private, porti turistici e ristoranti con vista. È stata  concepita sullo stile della palma di Dubai. Vicino all’ingresso,  un ufficio con le proposte immobiliari: affrettatevi, cosi da poter ancora personalizzare la vostra villa in costruzione in questo piccolo paradiso.


 

 

 

A proposito di cibo, Marie Antoinette non è solo un ristorante, è un’esperienza, specie a cena. Nella  prima periferia della città, sulla strada in salita, che porta a Beau Vallon, appare una meravigliosa dimora coloniale, in legno e ferro.

 

 

Il menù propone piatti creoli deliziosi. Oltre al curry di pipistrello della frutta e al curry di polpo, il top è la degustazione della casa, da dividere in due, ben 8 piattini di delicatezze, dall’insalata di mango, al pollo al curry al cocco, al meraviglioso dentice rosso grigliato, al pesce pappagallo fritto. E naturalmente le piccole e dolci melanzane locali fritte, con il famosissimo chutney di frutta del posto. Il menù simbolo del locale non è cambiato dagli anni ‘70. La leggenda dice che Henry Morton Stanley passò da qui nel 1870 al ritorno dal suo soggiorno in Africa, dove trovo’ il Dr. Livingstone; per questo in passato la casa era conosciuta come il cottage di Livingstone. Ottimo rapporto qualità/prezzo. Ho adorato questo posto!

 

Victoria è il fulcro dell’isola. Per vedere il resto abbiamo deciso di fare una full immersion negli autobus locali. A parte il fatto che eravamo gli unici stranieri, gli autobus sono in orario, non stracarichi, economicissimi (meno di 50 centesimi di euro a tratta) e davvero efficienti, anche se, come ho detto precedentemente, decisamente datati e fumosi. Ed è il luogo migliore per osservare la semplice vita della comunità locale.

Per andare a Port Launay, ci sono più strade. La linea Sans Souci è molto panoramica: quaranta minuti di natura selvaggia. La strada sale e si inerpica sulle montagne centrali.

Per gli amanti del trekking, una volta raggiunto il Morne Seychellois National Park, ci sono vari percorsi più o meno impegnativi. Il Copolia Trail porta ad una vista meravigliosa della capitale a 360 gradi. Lungo la strada scenografiche piantagioni da the.

E poi si scende, dinuovo verso il blu dipinto di blu, fino al capolinea.

Port Launay e’ la spiagge più fotogenica, anche per lo snorkeling. Qui si trova anche il Resort Constance Ephelia, un cinque stelle incastonato in una natura dolcemente ribelle, di quelle che ti fanno innamorare a prima vista.

 

 

 

 

 

 

La baia è molto democratica: in una giornata festiva i turisti, decisamente benestanti, che soggiornano al Resort, si mischiano a numerose famiglie locali, che si sistemano sulla spiaggia, allargando grandi tovaglie sulla sabbia bianca, e appoggiandovi enormi teglie di alluminio che nascondono i profumati piatti cucinati a casa. Tutti seduti intorno, riempiono il loro piattino di carta e mangiano con le note stonate di vecchie radio che sparano musica a raffica.

Per il ritorno abbiamo preso la linea che passa da La Misère, quasi parallela a Sans Souci. La prima parte è ancora costiera, con baie dorate praticamente deserte, poi la strada riprende il cammino della montagna, fino al villaggio di La Misère, dove belle villette spuntano in mezzo al verde. Poi si scende, dinuovo verso la capitale, con vista mozzafiato su Eden Island.

 

Anche se sconsigliata in agosto, per via dei monsoni, ho deciso comunque di voler vedere le spiagge a sud est. Pochi chilometri dopo l’aeroporto, Anse aux Pins appare stropicciata, arrabbiata. Le onde burrascose si infrangono sulla spiaggia con un fragore nervoso.

 

L’unico luogo tranquillo è il campo da golf (9 buche), all’interno, a poche centinaia di metri.

 

Alcuni chilometri più avanti, appare la sinuosa Anse Royal.

Quella che dovrebbe essere una delle più lunghe e sabbiose spiagge di Mahé, in questo periodo è una lingua di sabbia sottile, increspata, con onde alte e alghe marroni che gridano la loro ribellione.

 

Ho preso una foto su internet per farvi vedere come sarebbe nel periodo perfetto e com’è oggi, a metà agosto.

E poi ti affacci dalla camera dell’hotel e ti trovi di fronte uno spettacolo incredibile: centinaia di uccelli colorati, come se stessero festeggiando

 

La cucina delle Seychelles ha influenze asiatiche e africane: i profumi dell’India si mischiano ai colori africani, in un’esplosione di creatività che dà origine a piatti creoli straordinari, con il tocco di classe “francese”.

Astici e gamberetti si sposano alle spezie dai profumi intensi, tra chutney di ottima qualità e curry dal sapore prezioso, e nell’aria l’onnipresente profumo di vaniglia. In ogni cucina regnano tre ingredienti principali: pesce (tonno e barracuda in primis), latte di cocco e spezie. E sta alla creatività dello chef sortire capolavori dal sapore delicato e intenso, magari simili, ma mai uguali. La birra locale è la lager SeyBrew.

Le Seychelles sono un Museo naturale di storia vivente. La politica ambientale ha salvaguardato le isole dalla cementificazione ed ha quindi lasciato quasi intonso questo Paradiso terrestre. La tutela della Natura è all’interno della Costituzione, e questo fa sì che il territorio sia davvero eco-Green.

Tre settimane sono volate, a chi mi diceva: “ma sono solo isole, ti stuferai!” rispondo che ogni isola è diversa, e te ne accorgi appena arrivi. Basta guardarsi intorno e subito entri nell’atmosfera locale. A La Digue anche una come me, che non ama la bicicletta, ha adorato pedalare per una settimana in un’ambiente bucolico. A Praslin i silenzi parlanti delle onde, le baie solitarie e le meravigliose tartarughe giganti mi hanno fatto fare un salto nel passato. A Mahé il disordine creativo della capitale e le montagne di un verde magnetico mi hanno incantato.

Vi lascio con alcuni scatti di volatili ed animali  incontrati nel nostro cammino.


 

 

 

E’ ora di salutare l’Eden.

Dal blu dipinto di blu volo verso il profondo rosso della terra di Namibia per una nuova avventura africana

 

 

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