Giordania

 

Quando si parla di Medio Oriente c’è sempre un po’ di tensione. Ma quando poi si dice “ Giordania” gli animi si pacano e ritorna il sereno. La Giordania è stata definita : “l’unica casa tranquilla nel vicinato rumoroso”. Un paese che si è aperto al turismo, e che mostra bellezze uniche, dalla maestosa Petra, al rilassante Mar Morto, dalla dolce atmosfera da spiaggia di Aqaba, al meraviglioso deserto del Wadi Rum dove si apre il sipario e la natura inizia la sua coreografia. 

Un viaggio che consiglio  “fai da te”,  prendendo un’auto a noleggio e lasciandosi trasportare dagli eventi.
Spesso ci sono controlli sulla strada. Il poliziotto chiederà: “Da dove vieni?” “dove vai?“buon viaggio!”, nessun documento, solo e sempre queste tre frasi, cadenzate, quasi fosse un rituale, per un popolo decisamente ospitale.

Il magico mondo dei Nabatei affiora, attraverso il lungo canale, il Siq (nome arabo che significa «gola »), circa 2 chilometri, in mezzo a rocce sinuose che sembrano opera di un grande artista,  che conduce alla straordinaria Petra.

Pareti di roccia rosata che si lasciano baciare da un sole timido che le sfiora, creando quel gioco di luci che avvolge ancora di più il misterioso mondo.

 

 

 

 

Camminare in mezzo alla storia, lasciarsi trasportare dai racconti di un luogo che ospitava i viandanti che facevano la spola lungo le rotte commerciali. Uno dei più straordinari siti Unesco, che sparisce all’improvviso, per poi rinascere anni dopo. I Nabatei, un popolo del deserto, che  volevano avere il controllo delle carovane attraverso  questi stretti canyon.

Gli antichi nabatei erano artigiani e commercianti, abili mercanti dal fiuto sottile. Petra è meravigliosa, conservata degnamente, grazie forse anche al fatto che è difficile raggiungerla, così ben nascosta da quelle vallate imponenti.

Che emozione percorrere il canyon stretto e profondo, come un red carpet dove si cammina lievi, perché sembra di essere dentro un film, Indiana Jones e l’ultima crociata. Il Tesoro di Petra è il covo del Graal. Una facciata alta 39 metri, larga circa 25, due ordini di colonne in stile ellenistico, bella da togliere il fiato, una costruzione monumentale scavata nella roccia ed adibita a tomba, con decorazioni  esterne con figure mitologiche ed un meraviglioso color rosa.

Petra è anche Patrimonio dell’umanità dal 1985 e dal 1993 tutta la zona circostante è stata racchiusa nel parco nazionale archeologico.

Benvenuti in una delle  sette meraviglie del mondo moderno. 

Molte opere monumentali sono spesso adibite a tombe e raggiungono l’altezza di 30 metri.


La sera si veste in abito lungo: i giochi di luce la trasformano in un grande sipario dove ci si sente tutti un po’ attori, tra luci e suoni. C’è chi parla di un’esperienza mistica. “Teoricamente” si dovrebbe fare un percorso al buio, illuminati solo da candele posizionate lungo il Siq, fino a raggiungere il « Tesoro ». Li’, accovacciati in silenzio, si dovrebbe ascoltare un musicista che suona il tipico strumento simile al flauto, la rabada. E, per terminare la magia del silenzio, un beduino racconta una storia sul mitico luogo. Sarebbe tutto perfetto. Peccato che di mistico non ci sia assolutamente nulla. I poco meno che due chilometri di strada sono invasi da orde di « pellegrini » più interessati a commentare l’ultima partita di calcio o il vestito delle influencer, e flash sparati a raffica, e chiamate in diretta per far partecipare la famiglia oltreoceano alla « esperienza mistica ». Naturalmente cade la linea, ed eccole le chiamate ad alta voce dei cugini ansiosi di sapere se va tutto bene e… « ma il cibo è buono? ». Insomma tutto, tranne un’esperienza mistica. Come mi piacerebbe se tornasse tutto a com’era : la natura dovrebbe restare intonsa, lasciando come unico rumore il lieve alito del vento, perché le civiltà si abbracciano quando soffia il vento.

 

 

La riscoperta di Petra è opera dell’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt  all’inizio dell’Ottocento.

I Nabatei erano un popolo di origine araba, inizialmente nomadi, si organizzarono in una monarchia piuttosto florida quando diventarono sedentari, E Petra ebbe una vita da diva, punto strategico di passaggio delle vie carovaniere che mettevano in comunicazione Oriente ed Occidente. Praticamente inattaccabile, vista la sua fortificazione “naturale”, così ben protetta da  pareti rocciose . Durante l’antichita’ Petra era una delle città più ricche al mondo. Incenso, spezie, mirra erano il suo tesoro. I Nabatei hanno una storia molto complessa, anche influenzata da Roma (dal 62 a.c).

Petra è una città e pertanto meriterebbe un’accurata descrizione, ma poiché ci sono tantissimi siti specifici per questo luogo unico al mondo, vi rimando ad essi (per chi fosse interessato ad approfondire). Vi confermo solo che camminerete per chilometri tra teatri, strade colonnate, terme, templi e tombe innalzate a divinità dai nomi altisonanti. Per visitare Petra ci sono 3 tipi di Pass (un giorno, 2 o 3 giorni). Si può facilmente soggiornare a Wadi Musa (così è chiamato il centro della « moderna Petra ») dove sorgono strutture alberghiere per tutti, dal semplice ostello, fino agli alberghi cinque stelle.

Le strade in Giordania sono facili da percorrere, e tutte portano ai due collegamenti principali, che vanno da nord a sud, mettendo in comunicazione  le due città principali Amman (la capitale) ad Aqaba, la 65 che delinea il confine con Israele, e la 15, quasi parallela.

Percorrendo la 65 in direzione nord si attraversano campi di pomodori e tutti i tipi di verdure, un orto a cielo aperto.

Poi vedo degli insediamenti informali di tende lungo la strada…qualcuno mi dice che sono rifugiati siriani, che raccolgono i pomodori  per pochi dinari al giorno, ma quasi tutti i soldi vanno al proprietario della terra. In cambio, i rifugiati hanno il permesso di piantare le tende. Si stima che a fronte di un numero pari a circa 800.000 siriani registrati, i non “ufficiali” siano il doppio. Davvero incredibile per un paese con poco più di dieci milioni di abitanti. Gli “invisibili” hanno vita ancora più difficile in città, dove sono esposti a ogni tipo di sfruttamento, tant’è che molti vorrebbero tornare in Siria, ma temono di essere arrestati dall’esercito.

 

 

La strada continua, certo, con il magone nel cuore.

Poi, all’improvviso, un po’ di deserto, tra sabbia modellata dal vento e cespugli che spuntano come funghi.

 

Un ragazzino passeggia con il suo cammello. Lo chiamo, si avvicina, chiedo dove sta andando, in tutte le lingue che conosco. Mi guarda, dà una lieve staffilata al cammello e riparte, chissà per dove.

 

 

E poi appaiono i villaggi, semplici, con tante case incompiute. Mi hanno detto che, quando un ragazzo mette su famiglia e costruisce una casa, inizia dal pianterreno, ma lascia i tondini di metallo sporgere. La terra in Giordania costa cara e molte famiglie non possono permettersi di comprare un altro pezzo di terra. Così preferiscono costruire la casa in più volte, un piano “per generazione”. In questo modo inoltre la famiglia resterà unita. Genitori, figli e nipoti, tutti insieme appassionatamente !

 

Poi il deserto diventa pietroso e si allarga per lasciar  spazio ad una macchia blu che appare all’improvviso. Le sfumature del blu, ed un ricamo bianco, accecante, su una sabbia dorata: un quadro d’autore.

 

 

Il Mar Morto è molto bello! Sembrerebbe un ossimoro. Ma è proprio così, un luogo che ha un suo intenso fascino anche se i suoi nomi sono orrendi. Prima di “Mar Morto” era chiamato (nell’epoca ellenista) lago Asfaltide (lago dell’asfalto). Questo per la densità delle sue acque e per quello strano fenomeno per il quale dal fondale si staccano materiali. E poi per un certo periodo fu addirittura chiamato “lago pestilenziale”, termine che non invita certo ad un avvicinamento. In realtà parliamo di una depressione con l’acqua ad alta salinità a causa della forte evaporazione. È sostanzialmente un mare chiuso, quindi in realtà un lago, diviso in due parti, una (normalmente di massimo due metri, oggi praticamente prosciugata), ed un’altra, situata 415 metri sotto il livello del mare. La forte quantità di sale non consente forme di vita, tranne alcuni batteri. Ma  non solo ci si può immergere, ma si avrà una piacevolissima sensazione, come se si venisse dolcemente massaggiati da un olio leggero. Non provate però a tuffarvi o a nuotare (attenzione alle irritazioni agli occhi): in realtà l’acqua è molto salata e permette di galleggiare. Distendetevi quindi e leggete tranquillamente il giornale come se foste sdraiati sul divano di casa. In più, l’alto livello di ossigeno ed il basso tasso di raggi UV (ed i vari minerali), sono un vero toccasana per la salute sia della pelle che delle vie respiratorie.

 

 

 


Procedendo verso nord, troverete una serie di Hotel enormi, vere e proprie cattedrali nel deserto, dove la gente viene a trascorrere vacanze, come in una Beauty Farm. Anche la Regina Cleopatra conosceva le proprietà dei fanghi del Mar Morto.

 

 

 

Dopo un po’ di giorni di relax e cure termali, è arrivato il momento che aspettavo.

Decidiamo di attraversare le montagne per raggiungere la 15. Le montagne brulle sembrano un paesaggio lunare.
Ogni tanto si incontrano accampamenti beduini

 

 


Io sono un’amante della natura e di ogni tipo di deserto ed oggi vi voglio portare 
su un altro  immenso set cinematografico.

Partiamo da Sopravissuto -The Martian con lo straordinario Matt Demon.
Ridley Scott di queso luogo disse: “Marte sulla terra”. 

Anche Rogue One (per la gioia dei fans di Star Wars) è stato girato qui. Ed ancora, il famoso film di animazione della Disney, Aladdin.

In ultimo, ma non certo meno importante, durante le riprese di Lawrence d’Arabia, galeotto fu il set. Il defunto Re di Giordania, notò una segretaria inglese che lavorava nel cast, Antoinette Avril Gardiner. L’incontro portò al matrimonio e lei divenne Ia Principessa Muna al-Ḥusayn, nonché madre dell’attuale re in carica Abdullah II.

Insomma, immaginate uno schermo gigante con sabbia rossa, paesaggi pietrosi da far pensare al Pianeta Rosso, una ricchezza di meraviglie sceniche da togliere il fiato, panorami  sbalorditivi: benvenuti a Wadi Rum.

Wadi significa letto asciutto di un fiume. Un territorio  fatto da formazioni rocciose che sono state modellate dall’erosione del vento. E poi dune  finissime di sabbia, canyon scolpiti da Madre Natura e apparizioni che sembrerebbero uscite da un libro di fiabe.

La Valle della Luna (così è anche detto Wadi Rum) è stata eletta dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanita’

 

 

Si può sperimentare la vita beduina, dormendo nei vari campi tendati, che appaiono come puntini in quel deserto, da quelli basici (tende con bagno all’aperto in comune) fino a quelli ultra chic. Oggi vi porto in un meraviglioso Glamping (quel camping molto ma molto glamour), dove ho soggiornato alcune notti. L’Ufo Luxotel appare come un miraggio in quell’immenso deserto di terra rossa. Cupole bianche illuminate da quel sole che assume un colore arancio intenso,  anche in un freddo tardo pomeriggio di inizio gennaio. Perfettamente integrate in un’ambientazione da film. Tutto è perfetto qui, nessuna nota stonata. E la notte, il silenzio parlante del deserto culla i sogni più preziosi.

 

 

Potete scegliere tra le camere classiche (con bagno e terrazza con amaca), oppure le deluxe con salotto e camera e jacuzzi sul terrazzo (meglio da marzo in poi).

 



 

Ed un ottimo ristorante

 

 


E poi si parte, con la jeep di Emad, un vero beduino che organizza tour nel Wadi Rum (se siete interessati ho il contatto diretto, consigliatissimo per cortesia e professionalità).

 

 

La giornate è idilliaca, tra rocce scolpite, canyon dai colori irreali, ponti naturali che sembrano creati dall’uomo, mentre sono opera di Madre natura.


E poi si incontrano loro, i cammelli, che camminano solitari nel loro territorio. Belli, con quell’aria da divi: forse anche loro pensano di essere sul set.

 

 

Emad ci porta da amici, beduini che vivono in una tenda nel Wadi Rum. L’allegra famigliola, attorniata da qualche cammello ed un po’  di pecore, ci prepara un semplice pranzo, zuppa di lenticchie, hummous, falafel (deliziose polpettine di legumi speziate e fritte) ed una sorta di purè di melanzane. Una delizia per il palato. E poi un te’ al cardamomo e cannella.

 


 

 

 

Il ragazzo più grande si alza e torna dopo pochi minuti con un semplice strumento fatto a mano ed intona una canzone. Dopo poco il padre prende il suo posto. La tenda diventa un piccolo palco, e noi ci godiamo lo spettacolo, in un’atmosfera casalinga.

 

Ripartiamo, ma c’è un’altra sosta: Emad deve salutare altri amici. I cammelli sono lì, pronti per il turista che vuole fare un giro nel deserto a ritmi lenti.

 

 

 

 

E a noi non resta che sorseggiare un altro ottimo the, che esce dalla fumante theiera sul fuoco scoppiettante.

 

Ma le bellezze non sono finite. Wadi Rum è un Museo a cielo aperto


 

 


Torniamo ad Aqaba, inizio e fine del nostro viaggio. La ridente cittadina al confine con Israele, ha ottimi ristoranti. E se, volete fare un po’ di mare, a pochi chilometri le spiagge vi aspettano. Purtroppo è inverno, la temperatura è mite, ma per me troppo freddo per un tuffo in mare, quindi dedichiamo due giorni al relax e a passeggiate in città.



Anche se le spiagge sono comunque frequentate e molti si tuffano in mare, con l’occhio verso Israele, proprio di fronte

 

 

My Luxury Hotel ha una posizione strategica, in pieno centro. Il personale è molto professionale e c’è una buona SPA dove potete fare un vero bagno turco con scrub, direi un percorso benessere. Si inizia con la stanza ricca di vapore, poi si procede nella stanza tiepida per riacclimatarsi, prima dell’immersione in acqua fredda per tonificare. Ma a questo viene aggiunto uno scrub fatto con un guanto levigante utilizzando un sapone a base di olio di oliva. Le cellule vecchie dello strato cutaneo vengono dolcemente rimosse. Infine si passa al massaggio rilassante a base di oli essenziali. La pelle ringrazia.

Vicino all’Hotel ci sono ottimi ristoranti dove provare la cucina locale.

Il piatto nazionale Giordano è il Mansaf, che consiste in riso, agnello e yogurt (lo jameed, leggemente più solido dello yogurt normale). Le sue origini sono chiaramente beduine essendo tra l’altro il mansaf considerato anche il piatto conviviale per eccellenza e l’emblema dell’ospitalità. La particolarità del mensaf è la cottura su una piastra su cui vengono adagiati pinoli e prezzemolo tritato e l’aggiunta di spezie Baharat (un mix di pimento, pepe nero, chiodo di garofano, cannella, cardamomo, coriandolo, carvi, noce moscata, paprika e in alcuni casi petali di rosa). Proprio di fronte all’hotel c’è il ristorante Sheikh al Harah, ed il Mandaf è la sua specialità.

 

Una buona cucina si trova anche a circa 200 metri al Khubza & Seneya: ottimo hummus, straordinario pollo al limone e aglio in casseruola e, per i vegetariani il formaggio, l’hallomi,  alla griglia.

 

 

E si riparte, lasciando questo piccolo paese pieno di bellezze, davvero uno di quei posti dove si torna sempre volentieri.

2 risposte

  1. Bellissime fotografie e splendido racconto/commento , grazie di farci partecipi . buon viaggio . paolo

    1. Sono immensamente felice che il mio viaggio vi sia piaciuto. Grazie ancora del vostro splendido commento. Un grande abbraccio

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