Comore 🇰🇲

Aprite gli occhi davanti a spiagge paradisiache e piantagioni tropicali, alzate il naso per respirare quel profumo nell’aria d’ylang-ylang (infiorescenza dalla quale si estrae l’olio essenziale che è alla base del profumo più famoso, quel Chanel n. 5 che ha fatto innamorare molti uomini nel pianeta), e di chiodi di garofano, e poi aroma di vaniglia, di cannella e di cocco. E ancora, animali curiosi in un habitat di foreste primarie, dai dolci lemuri, alle eleganti tartarughe marine.

Il paese dove vi porto oggi ha anche un nome esotico, le “Isole della Luna”,  così vengono chiamate le Comore dagli abitanti locali, perché, secondo la tradizione araba, le 3 isole vulcaniche delle Comore (4, se si conta Mayotte, che però è rimasta francese) sono un arcipelago paradisiaco, ed io aggiungo “solo fisicamente” , tra le coste della Tanzania e quelle del Madagascar settentrionale.

La popolazione è un mix di cultura africana (swahili, bantu, malgascia), araba, ma anche indo-orientale, il risultato, un’esplosione di sapori nella cucina, ed un forte attaccamento alle tradizioni. Le isole hanno mantenuto la lingua francese (sono ex colonie francesi), anche se restano altri idiomi come il locale shikomoro (fusione di arabo e swahili) e il malgascio. La popolazione islamica ha preso il sopravvento ed oggi è il 98%, ma solo il 20% capisce e parla l’arabo: più avanti vi spiegherò questa stranezza, difficile da comprendere per una libera mente occidentale.

Grande Comore, Anjouan e Moheli, tre isole dove il turismo di massa non è ancora arrivato.

Ma prima di portarvi alla scoperta delle isole, mi sento eticamente obbligata a dirvi alcune cose. Un dato positivo è che nel mio viaggio di tredici giorni, non ho mai avuto minimamente paura di furti o aggressioni: nel paese il livello di criminalità è molto basso. (non parlo, naturalmente del rischio terrorismo che rappresenta una minaccia globale o del rischio ambientale, in quanto il vulcano Kartala è attivo in Grand’ Comore e negli anni scorsi ci sono state eruzioni di cenere e lapilli che hanno provocato problemi respiratori in una grande parte del paese ). Ma quello che mi ha molto indignata in tutto il paese è la sporcizia, il sudiciume, la totale incuria in cui versano le isole. L’immondizia viene gettata davanti casa, portata in mezzo alla foresta, lasciata sulla sabbia, buttata in mare: ebbene sì, le Comore sono una discarica a cielo aperto. Sarà una lunga, brutta discussione con la mia guida, che giustificherà tutto dicendo: « è il governo che non provvede a creare un luogo idoneo! ». Ma il peggio sarà sentirmi dire: « a scuola non ci insegnano dove dobbiamo buttare l’immondizia! E comunque molti bambini non possono andare a scuola ». Sarà molto difficile fargli capire che è la famiglia che deve insegnarti che l’immondizia non si butta davanti alla porta di casa… si, sarà difficile, quando vedrò con i miei occhi:

  1. Durante una gita nella foresta, una signora arriva, con un paio di borse piene. Si ferma, apre le borse e getta il contenuto (stracci, un vecchio bollitore di plastica, scarpe, bottiglie) li’, sotto una pianta. Le chiedo cosa sta facendo…. mi brontola qualcosa in shikomoro e se ne va

 

  1. A Iconi, davanti ad un campo da basket i ragazzini giocano, corrono, si fermano a bere da una bottiglia d’acqua di plastica e poi la gettano per terra, lì sotto i loro piedi

 

 

  1. Sempre ad Iconi, uno dei luoghi storici del paese, questo è quello che vedrete davanti alle rovine del palazzo dell’ultimo sultano

 

  1. E questa è la vista della bella moschea del venerdì, dove, quando c’è l’alta marea i bambini nuotano, e quando c’è la bassa marea i bambini giocano….. in entrambi i casi, in mezzo all’immondizia

 

  1. E questo è poco oltre, davanti ad una normale moschea, dove alcuni uomini stanno pregando ed altri giocano attorno ad un tavolino (naturalmente le foto sono brutti scatti perché rubati velocemente).

 

E ancora, ecco le belle spiagge del nord di Gran Comore

 

1. E le spiagge in citta

  1. E poi ci saranno carcasse di auto ovunque, ai lati delle strade, anche nei posti più remoti. Issa (la mia guida) mi dice che i comoriani sono poveri e comprano auto di terza e quarta mano. Quando l’auto non partirà più verrà abbandonata sul posto, perché la rimozione costerebbe più del valore dell’auto.

 

  1. Cosa si può dire davanti ad un popolo che non pulisce nemmeno davanti alla propria casa, (qui abita la famiglia della nostra guida), che ha un’incuria totale del proprio territorio?

 

Non mi resta che dirvi che, purtroppo, gli unici luoghi puliti, anzi pulitissimi, sono i pochi luoghi costruiti per i turisti: come i due hotel dove siamo state a Moroni: il piccolo e bell’hotel O Chalets de l’Escale, una chicca.

 

 

O il Golden Tulip Hotel, sempre a Moroni e la sua bella spiaggia privata.


 

 

Oppure l’accogliente Laka Lodge a Moheli, un vero angolo di paradiso, anche questo con una splendida spiaggia privata.

 

E qualche ottimo ristorante in città, come le Jardin de la Paix.

 

 

A questo proposito, devo dire che la cucina delle Comore è ottima, un mix perfetto delle diverse culture, dalle quali, in questo caso, è stato preso il meglio; ed ecco che la profumata fresca baguette francese si sposa perfettamente con i sughi dai sapori intensi, meravigliosamente mixati, con cocco, zenzero, curry, e moltissimi altri profumi inebrianti che accompagnano i pesci ed i crostacei in un trionfo di sapori.
Pesce e crostacei sono  i re della tavola 

Molto buono anche il Comorian Pilau, il riso saporito che accompagna il pesce al sugo

 

ottimi anche i succhi di frutta freschi come questo tamarindo allo zenzero

 

 

 

Il piatto tradizionale delle Comore è il mataba, fatto con foglie di manioca, pestate nel mortaio con l’aggiunta di peperoncino, aglio, cipolla, sale. Alla fine si aggiunge latte di cocco. La cottura è di circa due ore.

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La capitale, Moroni la bianca, sembra più una cittadina araba, che luogo di mare. Gli uomini indossano lunghe tuniche bianche o gialle e le donne sono copertissime.

 

 

 

Purtroppo, come succede in alcuni paesi arabi, non si possono fotografare, e questo mi dispiace molto, perché io amo il contatto con le persone locali.

E non saranno così friendly, a parte tutti quelli con cui ci sono eventuali contatti lavorativi (le guide, i venditori ambulanti e nei negozi o ristoranti).

Il paese mi ha molto sorpreso per la rigidità di pensiero: forse anche la lontananza dalla terra ferma, ma la realtà è una società patriarcale/maschilista  che non considera il valore della donna,  ed un integralismo islamico con zero aperture. Viaggiando in paesi islamici da tanti anni, noto che in passato, nell’Islam classico,  vi erano molte più aperture allora che oggi, ed i giovani, spesso i più colti, sono oggi i più radicalizzati. Ci saranno tanti episodi che (essendo atea), mi faranno ringraziare mia madre di non avermi fatta nascere in un paese con questa mentalità e questo modo di vivere.

La cittadina pullula di moschee, pare che ce ne sia almeno una ogni quartiere, per permettere a tutti di poter praticare il proprio credo. Questa piccola moschea è un esempio.

Ma anche le grandi moschee saranno presenti ovunque

 

 

 

Il nostro autista conferma che tutti devono imparare il Corano, non è assolutamente importante frequentare una scuola (anche se in teoria, l’educazione è obbligatoria, in realtà  molti bambini non frequentano), ma è tassativo l’apprendimento del Corano.

Per questo i bambini iniziano ad andare a scuola, per imparare il Corano, a 3 anni, due ore al giorno per sei giorni  (tranne il venerdì): ad una mia domanda specifica mi viene risposto che tutti sapranno recitare il Corano a memoria, verso i 12 anni. Ma poi la mia guida continua: « a dodici anni quasi tutti sanno recitare e scrivere in arabo, ma non conoscono il significato ». La risposta è davvero sconvolgente, per noi occidentali e quindi porrò una serie di domande, cui seguono queste risposte: « io non ho bisogno di sapere il significato, io mi fido dell’imam, e lui che mi dice quello che devo fare per essere un buon mussulmano. Faccio e seguo quello che mi dice lui; lui è la mia guida ». Issa Mohammad ha ventisette anni ed è un assiduo praticante. Tutti i giorni va a letto alle ventuno e si alza alle quattro per essere, puntuale, in moschea alla prima preghiera del giorno. Non si è ancora sposato perché la sua fidanzata è la primogenita e vorrebbe fare un « Grand’ Mariage » e lui non è ancora riuscito a trovare  i soldi necessari. Vi parlerò tra poco in dettaglio della particolarità del « Grand’ Mariage », un’istituzione culturale del paese.  Per ora mi conferma che, malgrado il codice della famiglia del 2005 fissi l’età minima del matrimonio a 18 anni, in realtà, in virtù della legge islamica, si può contrarre il matrimonio a partire dai quattordici / quindici anni (anche prima, perché in effetti la data è quando la ragazza ha il primo ciclo e quindi diventa “produttiva”), e la vita di molte donne è soggetta a questo destino.  E poi, lo sposo della ragazza può essere scelto dai genitori o, nel caso del Gran Mariage, dallo zio. Così, anche se Aisha, primogenita, ama Issa, ma lui non ha i soldi per affrontare un Grand Mariage, ed arriva un ricco vecchio che la vuole in sposa, Aisha diventerà la moglie del danaroso, e rinuncerà « naturalmente » al suo povero amato Issa.

Ma, a proposito di matrimoni e “libertà”, un’altra nostra guida, Nadir, un uomo cinquantunenne, che parla tre lingue, ci racconterà con nonchalance, che dopo due divorzi, ed una terza moglie deceduta, tra tre giorni sposerà Fatima, che abbiamo conosciuto. La ragazza ha diciassette anni ed è madre di una bambina di un anno. Fatima diventerà così la mamma anche di due dei quattro figli di lui (gli altri due sono grandi e vivono all’estero), di 17 e 13 anni. Quando gli dico: “lei ha la stessa età del tuo terzogenito, non è un po’ troppo giovane?”. La risposta sarà: “la sposo perché costa poco. Ho portato una piccola dote, ma basta. Lei non è più vergine ed ha una figlia. È fortunata che ha trovato uno come me che la sposa”. E io seguirò Fatima con gli occhi, mentre mi servirà il cibo che ha preparato per noi (durante un home cooking), poi riempirà il piatto del suo futuro marito che si è seduto a tavola con noi, e poi andrà in un angolo, e resterà li’ silente. E quando io dirò’: “Fatima può mangiare con noi!” mi verrà risposto: “lei mangerà dopo, se rimane qualcosa”. Povera Fatima, mi dispiace tanto che il tuo destino sia questo!

Le Comore sono un paese molto povero che ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia il 6 luglio 1975.

Delle 4 isole, solo una (Mayotte) ha deciso di restare sotto il controllo francese. Anche se Mayotte oggi dichiara di essere “dimenticata” dalla madre patria, la situazione nelle Comore è ancora peggio. Molti abitanti scappano e cercano di stabilirsi a Mayotte, per poter così aver la possibilità di arrivare in Francia. Mayotte si sta trasformando in una bidonville, e anche l’imponente esercito francese (1800 poliziotti) arrivato alcuni mesi fa, per abbattere le baracche ed espellere i clandestini, sta avendo grossi problemi. Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio hotel una signora francese, che si è trasferita a Mayotte da inizio anno, per seguire, come giornalista (in realtà “non ufficialmente “) le drammatiche vicende. Per questo, ogni due mesi viene a Moroni, con la scusa di fare turismo. Lei mi ha raccontato che i comoriani arrivati clandestinamente a Mayotte, vogliono poi emigrare in Francia, semplicemente per avere i sussidi del paese. Purtroppo un’ulteriore conferma di una terribile realtà che tocca l’Europa (Oriana Fallaci docet).

D’altra parte sarà lo stesso Issa a confermarmi che la maggior parte delle famiglie nelle Comore, vivono grazie ai soldi inviati da coloro che sono andati a vivere all’estero (diaspora), anche se, naturalmente, qui c’è una gran parte di gente che effettivamente ha trovato lavoro all’estero. 

E purtroppo sì, sarà ben visibile nel mio viaggio attraverso tutta l’isola di Gran Comore: la maggior parte degli uomini sono riuniti in gruppi, a giocare a calcio balilla, a guardare le partite, a guardare non so cosa sui cellulari….seduti all’ombra di alberi. Tutti poveri, ma con cellulari in mano. Quando chiedo quale sarebbe il loro sogno, mi rispondono andare a giocare a calcio in Francia: “si guadagnano tantissimi soldi lì, e mi potrei comperare una bella auto nuova ed un telefono di ultima generazione 

 

 

 

Ma lasciamo un attimo l’angolo “reporter”, anche se è il mio preferito ed anche la ragione per la quale voglio viaggiare e toccare con mano le vicende, e la vita reale di un paese, e torniamo in città.

Il clima è orrendo, anche ad ottobre, caldo umido con voraci zanzare.

Tra mercati caotici, come quello della Grand’ Place, dove donne velate con lo stuolo di bambini, fanno scorta di cibo, ed il canto cadenzato e stridulo, del muezzin,  che ricorda i cinque momenti di preghiera giornalieri.

Sulla spiaggia, i bambini corrono, felici di tuffarsi nell’acqua dell’oceano, andando incontro ai tradizionali djahazi, le tipiche imbarcazioni dei pescatori in legno a vela latina, che rientrano con il loro bottino. Ecco una spiaggia di città

 

 

Andando a nord est, la strada è piena di buche. Raramente si incrociano mandrie come questa: belle mucche provenienti dalla Tanzania, enormi e con lunghe corna.

 

 

La RN4 passa attraverso ridenti colline. In lontananza si vede la bella catena montuosa con i vulcani attivi.

 

I villaggi sono brutti, sporchi e grigi. In particolare le case sono costruite parzialmente. Un piano è abitato, mentre del superiore si vedono solo i segni che, forse, un giorno, verrà costruito un altro piano.

 

 

 

Alla domanda mi sono state date due spiegazioni diverse: la prima parla della tradizione del Dola n’kou, che prevede un Grand’ Mariage della prima figlia.

Se c’è una casa con un piano superiore da costruire è perché c’è una primogenita da sposare e quindi quella sarà la dimora degli sposi: una volta trovato il marito, il padre ed i parenti della sposa dovranno costruire insieme il piano, mentre il futuro marito dovrà sostenere le spese dell’arredamento, della onerosa festa di matrimonio (la famosa “toirab” che durerà nove giorni e coinvolgerà l’intero villaggio) e dovrà dare doni in denaro come dote. Poi mi viene precisato che è molto importante trovare un “buon marito”.  Il rito del Grand Mariage significa essere promossi nella gerarchia sociale e quindi raggiungere lo status “nobile”, diventare una persona di alto rango. Qui tutti vogliono rispettare la tradizione e quindi mettono da parte i soldi per quei nove giorni più importanti della loro vita. Anzi, molti si indebitano pur di poter fare il matrimonio in grande stile.

La seconda versione è invece molto più semplice: un ragazzo mi dice che la famiglia inizia a costruire un piano, dopodiché, se trova altri soldi, continua a costruire un altro piano.

Fuori città, dietro rocce vulcaniche dal colore scuro intenso, si aprono insenature e spiagge da cartolina, spesso deserte, come Bouni

 

La strada verso il nord continua. Prima del piccolo villaggio di Ivoini, si trova il Rocher du Dragon, una formazione rocciosa che prima sembrava il dorso di un drago, ora più quello di un coccodrillo

 

La strada prosegue tra bei panorami naturali e brutti villaggi

 

 

 

Uno dei luoghi più suggestivi è sicuramente il Lago Niamawi, un curioso lago lacustre, in riva al mare, ma incastonato in un antico cratere vulcanico. La leggenda dice che prima qui ci fosse un villaggio. Una donna anziana, un giorno, chiese agli abitanti un bicchiere d’acqua. Tutti rifiutarono, tranne una famiglia. La vecchia donna dice alla famiglia di abbandonare il villaggio prima del buio. Il giorno dopo, quando la famiglia torna, trova, al posto del villaggio, il lago. Si scopre così che la vecchia era una strega. Un’altra triste storia racconta di due scienziati americani che si immersero nell’acqua del lago per controllare la profondità e non sarebbero mai tornati in superficie.

Il lago cambia colore nelle settimane: verde, azzurro e marrone. Sono molto fortunata a vederlo color verde smeraldo.

 

 

 

 

All’estremo nord si trovano altri luoghi naturali interessanti: il Trou du prophète è una bella baia frequentata da turisti e da stranieri che hanno deciso di acquistare qui una casa per le vacanze.

Un piccolo e meraviglioso ristorante all’aperto, con un simpatico e fantasioso chef, propone ottimo pesce fresco.

 

 

Dall’altra parte della baia è in costruzione un hotel cinque stelle (finanziato dall’Arabia Saudita): il mega progetto promette vacanze per VIP. Per inciso: l’investitore ha confermato la costruzione solo dopo che i cinesi hanno costruito la strada che porta all’aeroporto. Sono loro il futuro delle Comore?

Volete vedere un curioso immenso baobab , dove è possibile entrare?

 


La più bella spiaggia di Grand’ Comore, per me, è Maludja, con le fotogeniche palme che si inchinano sulla sabbia 

 

A sud di Moroni si trova il Khartala, un vulcano attivo. A 2360 metri la caldera più grande del mondo ancora attiva (tre metri di diametro) di lava stratificata è un luogo turistico, specie per gli amanti del trekking. La salita è di circa otto ore, cui segue il bivacco in tenda. Il Khartala ha eruttato  l’ultima volta nel 2007, fortunatamente solo una spessa coltre di ceneri.

Nyumbadjou è un sito storico, che si raggiunge con una camminata in mezzo alla giungla di mezz’ora.Qui si trovano i resti di un villaggio coloniale, completamente abbandonato.


 

 

 

Tutta la zona che si affaccia sull’oceano mostra un paesaggio con i resti della lava del vulcano.

 

 

Risalendo la strada verso la capitale, sorge Iconi, una delle città più antiche delle Comore, con una ricca storia di sultani, colonialismo e tratta degli schiavi. Le rovine del Palazzo dei Sultani di Bambao si affacciano sul mare.

 

Di fronte, l’antica cinta muraria posta sulla sommità della collina : serviva da rifugio per la popolazione in caso di attacco da parte dei pirati, provenienti dal Madagascar . Dall’altra  parte, si trova la grande moschea del venerdì

 

 

Il piccolo centro di Iconi è molto interessante, con le sue stradine silenti che riportano al passato.

 

 

 

 

 

 

Non mi resta che visitare la capitale.
Il centro storico di Moroni ha perso gran parte del suo patrimonio. Restano alcuni esempi di un passato eroico. La Moschea del Venerdì si specchia nelle acque di una piccola baia. Il minareto è in pietra bianca

 

 

 

La Medina, il cuore  della città, si snoda come un labirinto dove si respira un’aria  antica, tra  botteghe di calzolai, sarti e barbieri.

 

 

 

Girando tra i vicoli e le piazzette

 

 

 

 

 

Belle porte di legno intarsiato nascondono vecchie case fatiscenti

 

 

 


Alzando lo sguardo,  una passerella serviva (serve?) alle donne per andare a trovare le vicine senza dover scendere in strada ed essere viste da altri uomini, al di fuori del ristretto gruppo famigliare. Questo è un altro tristissimo esempio della segregazione della figura femminile nella società mussulmana locale. 

 

 

 


 

 

In città ci sono due mercati, quello piccolo, un po’ più tradizionale e quello moderno, più grande, che si snoda lungo la strada.

in quello moderno, la maggior parte dei prodotti sono ciarpame o abiti e scarpe di brutta fattura e materiali scadenti Made in China.

 


Più interessante la parte dedicata alla frutta e verdura,

 

 

Poi, naturalmente, tappatevi il naso, ed attraversate la zona dedicata a carni e pesci, tra mosche e zanzare!

 

 

 

Mi hanno detto che il mercato si anima ancora di più in estate, quando le fanciulle emigrate in Francia alla ricerca di un lavoro, tornano per le vacanze. Le chiamano « je viens » (arrivo) …. Sottinteso da Marsiglia, perché quella è principalmente la città dove sono cresciute. Un Comoriano mi dice che purtroppo ora sono ripartite, per tornare al lavoro. « Peccato, sono belle, eleganti, anche un po’ snob ». Considerando che gli abitanti delle Comores sono poco più di ottocentomila, si sa che in Francia sono oltre duecentomila e la metà di questi  vivono a Marsiglia.

Moheli è l’isola più selvaggia, con una natura primordiale dove vivono, tra altri,  i lemuri, ed un mare circostante dove tartarughe marine sguazzano, dopo aver deposto le uova, tra una vita sottomarina esplosiva. « le Parc Marin de Moheli » è l’habitat anche dei delfini, e delle balene megattere. Un luogo ancora in parte inesplorato, dove qualche sporadico lodge, che accoglie i turisti, ed alcuni villaggi di pescatori, si alternano a distese di spiagge selvagge, con palme da cocco ed acqua trasparente. La riserva è nata per proteggere il fragile ecosistema dell’isola. La storia di Moheli profuma di spezie ed antichi sultanati, come Zanzibar. Uno di quei luoghi da covo dei pirati, che si mischiavano a quella moltitudine di gente di passaggio che trasportava mercanzie di ogni genere, e sostava nell’antico porto commerciale dell’isola.
L’aereo che porta da Moroni a Moheli, sorvola quel bel punto di verde che si specchia in un mare cristallino.

 

Venti minuti e si atterra in un  aeroporto minuscolo, dove tutto è registrato manualmente: il poliziotto mi conferma che spesso non c’è l’elettricità.

 

Per trovare il piccolo paradiso, saliamo sull’auto del Laka Lodge, dall’altra parte dell’isola. Poco più di un’ora di viaggio, dove si attraverseranno pochi,  brutti villaggi, prima di salire sulle “montagne centrali”, verdissime foreste molto belle. Nei villaggi le case sono sporche e piene di bambini.

 

 

Davanti alla soglia di casa, in mezzo alla strada, vengono stesi a seccare i chiodi di garofano, una delle economie del paese: Le poche auto che transitano non possono evitare di calpestarli.

 

 

 

Il Laka Lodge appare come un miraggio, incastonato in una baia naturale di immane bellezza, all’interno del magnifico Parco Nazionale di Moheli, nel villaggio di Nioumachoua, di fronte a sei isole disabitate, circondate da una vivace vita marina e barriere coralline.

 

L’ecolodge è’ alimentato dall’energia solare, ha un’ampia spiaggia privata, che si affaccia davanti a bei bungalow in mezzo ad un rigoglioso giardino. Un luogo da cartolina esotica.

Questa è la vista dal bungalow

 


Le uniche impronte che lasciano i turisti, sono sulla sabbia dorata, che la marea spazzerà via, perché tutto qui deve restare incontaminato.

Il ristorante serve cucina locale freschissima:

Un cartello precisa: “Non serviamo pollo o manzo. Ciò è dovuto alle preoccupazioni sulla loro qualità causate da problemi con le infrastrutture della catena del freddo nelle Comore”. Il pesce del giorno, freschissimo, sarà servito con salse al cocco, al pomodoro o semplicemente alla griglia.

 

Appena fuori dal lodge il brutto villaggio di Nioumachoua. In una passeggiata mattutina, sotto un sole cocente, le donne lavorano (preparano i chiodi di garofano da seccare davanti all’uscio di casa), gli uomini giocano a calcio balilla o si riposano sotto gli alberi.

 

 

I. bambini giocano nell’immondizia.

I negozi espongono la loro merce

 

Ho chiesto di fare foto  con alcune persone, ma mi è stato negato.

questo è il luogo di preghiera

 

Comunque qui, a parte lo splendido Laka Lodge, il resto è sporco ed orrendo!

Al Laka Lodge si possono prenotare molte attività, come le immersioni nella vicina barriera corallina . Ho fatto una giornata di snorkelling in due siti diversi, vicino alle isole disabitate di fronte al lodge: molto bello! Chissioua sembra l’isola di Robinson Crusoe dell’immaginario.

 

 

 

Vicino al Lodge si possono fare degli incontri straordinari. I dolcissimi lemuri arrivano nel tardo pomeriggio, sperando di riuscire ad avere qualche banana. Sono curiosi

 

 

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Le tartarughe continuano a deporre le loro uova sulle spiagge appartate del villaggio di Itsamia.

Qui, di fronte alla spiaggia,  una semplice Guest House accoglie quei pochissimi turisti che arrivano per assistere al miracolo. La notte al Chambre d’Hotes Itsamia è un’immersione totale nella natura, un ritorno al passato.

 

Le circa ventimila tartarughe verdi marine sono sessualmente mature dopo i 25 anni e fino ai 40. Possono deporre da 40 a 200 uova, grandi quanti una pallina da golf, ma, purtroppo, la percentuale di nascita di  un piccolo, è molto bassa. Questo è uno dei siti di nidificazione più denso del mondo. L’osservazione della schiusa si effettua di notte, con una tenue luce rossa che non disturba il loro momento epico. In silenzio, si seguono con lo sguardo le piccole tartarughe che escono dai nido ed iniziano a sgambettate per raggiungere il mare: un’esperienza di mamma natura molto commovente. Ma, prima di questo, si osservano le formose tartarughe (centocinquanta chili), che trascinano i loro corpi sulla ripida spiaggia, alla ricerca del covo perfetto dove nidificare, dopodiché iniziano a scavare per circa un’ora. Tutto questo avviene con l’alta marea, perché si riduce la distanza  ed è più facile per le tartarughe spostare il loro pesante corpo. Non ho voluto fotografare, di notte, per non disturbare un momento così delicato e perché avrei avuto comunque brutti scatti. Ma di giorno ho seguito alcuni piccoli nel loro tragitto verso la libertà

Ma quanto è perfetta la natura?

Ecco una piccola tartaruga, che sgambetta verso il mare. Avrà molti ostacoli da superare, soprattutto i predatori in agguato.

 

 

 

È ora di partire, di lasciare un paese pieno di contraddizioni, tra una natura rigogliosa e selvaggia, ma decisamente maltrattata : i paesi sono discariche a cielo aperto ed anche in mezzo alle dolci montagne, ci sono cumuli di immondizia. Senza considerare che a Moheli, è in costruzione una bella strada larga, che però ha già distrutto una buona parte degli alberi. A questo proposito, eccola, la silente presenza, che si trova ormai in tutta l’Africa. I cinesi stanno gestendo la costruzione delle strade. Ma non solo. La mia guida mi dice: “l’aeroporto è stato donato dai cinesi ed è dedicato a Said Hibraim, il Principe del XVIII secolo che ha confiscato le terre ai francesi: ci ha liberato dalla Francia schiavista!”. E poi i cinesi stanno costruendo l’ospedale! Già ….. “ma tu pensi veramente che i cinesi regalino qualcosa?”.  Mi guarda e non risponde!

Solo allora mi viene in mente un’altra contraddizione: da una parte l’odio verso i francesi, dall’altra quello che mi è stato riferito: “La gente qui non si stressa: ogni famiglia ha almeno un emigrato in Francia, che lavora ed invia un centinaio di euro al mese, che sono sufficienti per vivere qui senza far niente!”.

In chiusura cerco di rispondere ad un amico italiano che mi ha chiesto: “consiglieresti un viaggio alle Comore?”.

“Se sei un amante della tranquillità, delle spiagge ancora sconosciute al turismo di massa, se hai bisogno di riposo e cerchi un piccolo angolo lontano dal caos e su una spiaggia vergine, dove puoi anche fare snorkelling o immersioni quasi in solitaria e vuoi buon cibo (locale, ma con la stessa bontà di casa), se le Seychelles hanno prezzi troppo alti per realizzare il tuo sogno, ti consiglio di venire qui, ed andare direttamente a Moheli, al Laka Lodge: Le Comore hanno alcuni angoli paradisiaci per il turista classico”.

Concludendo: “Se ti tappi le orecchie ed il naso e ti metti gli occhiali da sole, le Comore sono  bellissime”.

 

 

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