Giappone (Terza Parte) da Hiroshima, a Osaka, a Sapporo,

 

Una delle immagini più conosciute del Giappone è un grande torii rosso arancio, che sembra galleggiare sulle acque. Si tratta in realtà dell’entrata al santuario Itsukushima, sull’isola di Miyajima, raggiungibile con un traghetto anche da Hiroshima. Miyajima significa proprio “isola del santuario” e qui la natura incontaminata abbraccia la spiritualità,  creando un connubio decisamente suggestivo.

Il bel torii è visibile già dal traghetto e, a seconda dell’orario (qui entrano in gioco le maree), potrai anche camminarci intorno.

 

 

 

 

I pellegrini dovevano passare sotto il grande torii per purificarsi. Questa immensa porta anticipa un santuario shintoista, ricordando il passaggio dal mondo terreno a quello divino. La passeggiata è in mezzo alla natura.

 

 

In cima, una bella vista

 

Ma l’isola conserva altre chicche. I cervi, considerati messaggeri divini, girano in libertà, sia nei sentieri naturalistici, che nel centro del paese, spesso alla ricerca di cibo. 

 

 

 

 

 


 

 

A proposito di cibo, l’isola è famosa per le ostriche, che vengono preparate in vari modi: crude, bollite, alla griglia, fritte, persino con curry, in una specie di panino. Una vera gioia per il palato ⛩️🦌

Ottima anche questa versione, di stuzzichino take away

 

 

 

 

I bei viali alberati incorniciano una vivace ed energica città moderna. Difficile pensare che qui , il 6 agosto 1945 alle 8:16, la città divenne il primo obiettivo di una bomba atomica.

 

Il volto di Hiroshima oggi è una comunità cosmopolita che vuole guardare al futuro ed accoglie il turista con quella delicatezza ed eleganza, che solo chi ha sofferto sulla propria pelle un dolore inspiegabilmente lancinante, sa fare. Certo, quella triste realtà non si dimentica, è quella cicatrice che resta, dietro la schiena, ed ogni tanto appare, riflessa in uno specchio, perché un tragico passato è una lezione di storia toccante. Il Museo della Pace e la sua mostra fotografica sono una narrazione che fa venire un nodo alla gola, così come la Cupola della Bomba Atomica, l’edificio progettato nel 1915 da un architetto cecoslovacco con lo scopo di Centro Espositivo Industriale: colpito dalla bomba, è una delle poche costruzioni rimaste in piedi.

 

 

 

 

 

Le persone che erano all’interno sono morte , ma rimane lo scheletro del palazzo con la cupola, una visione decisamente drammatica in una giornata uggiosa.

 

 

La cupola è Patrimonio dell’Umanita’ Unesco. Nel parco ci sono vari monumenti commemorativi, come la Fiamma della Pace, che verrà spenta solo quando sarà distrutta l’ultima arma nucleare esistente al mondo.

 

 

 

Inoltre si trova il monumento per la pace dei Bambini, dedicato a Sasaki Sadako. La tristissima storia parla di una bambina che scopri’ di essere malata di leucemia nel 1955, a 11 anni e pensò che, se avesse realizzato mille gru di carta, sarebbe guarita. La gru in Giappone è simbolo di longevità e felicità. Purtroppo la piccola Sadako morì prima ed i suoi compagni di scuola decisero di terminare l’impresa. Questo è il motivo per il quale oggi in tutto il Giappone molte persone realizzano origami a forma di gru. Io stessa ho ricevuto, in un ristorante, da parte della proprietaria, in regalo, tre piccolissime gru, frutto di lavoro certosino.

 

 

Si riparte per Osaka.

Uno dei tesori nazionali giapponesi e patrimonio dell’Umanita’ è lo splendido Castello di Himeji, ancora intatto.

 

 

 


Il castello risale a oltre 600 anni fa ed è composto da più di  80 stanze collegate da una sorta di labirinto tortuoso.  Intorno, una bella passeggiata in mezzo a giardini fioriti.

 



La prima capitale vera del Giappone fu Nara, anche se durò solo 74 anni. Costruita su un modello cinese, nel 710, fu immaginata come esempio di ordine e razionalità. Oggi, di quel passato, restano templi ed edifici, immersi in un parco, con quella natura che aiuta a ricreare una sacralità antica.

Qui si trovano gli edifici in legno più antichi del Giappone, ed è da qui che inizia a diffondersi il Buddhismo nel paese.

 

Il tempio Todaiji conserva la statua del Grande Buddha (alta 14 metri).

 

 

Tutto il complesso si trova in un parco dove docili cervi camminano anche in mezzo ai turisti. I cervi sono considerati sacri messaggeri divini.

 

 

 


La bellezza del parco è arricchita dalla fioritura della primavera, che da’ un tocco gioioso anche in una giornata senza sole.

 


Se poi si ha la fortuna di veder passare  una coppia nel giorno del si, tutto diventa magico.

 

Il tempio Kasuga Taisha è anche il luogo dove le coppie portano i neonati alla prima benedizione (la cerimonia Miyamairi, il tradizionale rito shintoista)

La sera, le strade di Osaka s’illuminano e la gente si ritrova, nei quartieri animati dove si trova di tutto. Si può scegliere tra il tiro con l’arco, 

 

una partita ad uno strano gioco che purtroppo non ho individuato,

 

 

l’assordante  pachinko, od una semplice passeggiata o cena nei numerosissimi locali.


 

 

Oggi parto per il nord, sull’isola di Hokkaido, con una sosta a Kakunodate, dove il silenzioso quartiere dei samurai racconta le eroiche gesta. Alcune case di samurai sono diventate una sorta di museo, e possono essere visitate

 

 

 


La via del nord, su un treno che sfreccia ad alta velocità, attraversa il tunnel più lungo del mondo, a duecentoquaranta metri sotto il livello del mare. Quasi cinquantaquattro chilometri, di cui ventitré sotto il livello del mare. La galleria collega l’isola di Honsu a quella di Hokkaido. Il paesaggio cambia, mostrando una costa decisamente più selvaggia. Con le sue foreste immense, le coste frastagliate, ed il basso popolamento, questo è l’altro Giappone, in forte contrasto con il sud super-tecnologico.

 

 

Ed anche il turismo, qui, scarseggia.

In realtà la sua capitale, Sapporo,  è una città estremamente moderna, che può competere con le altre metropoli nipponiche, ma, fuori, si possono trovare paesaggi dove la natura è la sola padrona.

La prima tappa scelta sul mio Shinkansen, arrivando dall’isola meridionale, è Hakodate, una città dove si respira l’aria del mare del “nord”, quel salmastro che racconta storie di marinai dalla scorza dura. In origine, l’isola di Hokkaido era abitata dagli Ainu, indigeni che vivevano grazie alla caccia ed alla pesca e che veneravano la flora e la fauna.

Hakodate ha uno dei più bei mercati  del pesce mai visti. I ristoranti espongono la loro meravigliosa merce di fronte al locale, anche in grande vasche, dove sguazzano pesci e  crostacei.  Per gli amanti del pesce crudo, un trionfo, perché qui quello che vedete verrà preparato dallo chef e presentato sotto forma di sashimi. Il piatto classico è il domburi, una ciotola di riso, con sopra del meraviglioso sashimi.

 

Se volete una bella vista della baia, prendete la teleferica.

 


Si riparte verso nord, per un po’ di relax: niente di meglio delle terme. Noboribetsu è considerata la migliore località termale dell’Hokkaido, grazie alla qualità delle sue sorgenti di origine vulcanica. Prima di immergersi nella beatitudine, vi porto nella valle infernale. Vicino al centro città, c’è un luogo dove le bollenti sorgenti termali creano un paesaggio da inferno dantesco; il pungente odore di zolfo vi anticipa l’inizio dello spettacolo. Nubi di vapore si innalzano dal terreno e l’acqua bolle,  non lontano dai vostri piedi. Ammirate  la scena dal percorso su passerelle di legno.

 


Gli osservatori dell’inferno sono le statue dei demoni disseminate lungo il paese, undici “sguardi cattivi”, che in realtà sono buoni ed una specie di portafortuna per i giapponesi. Ci sarà il demone che porta successo nello studio, quello nel lavoro, e così via.

 

 

Il percorso si addentra nella foresta: ad un certo punto ci sarà anche un ruscello (Oyunuma River Natural Footbath), dove si potranno immergere i piedi per uno splendido massaggio termale naturale.

 

 

Ed eccolo, il regalo, dopo tre settimane in Giappone, scorrazzando per il paese. Noboribetsu Onsen, un grande complesso di ryokan e vasche al coperto ed all’aperto con varie tipologie di acqua. I bagni termali giapponesi si chiamano onsen: in realtà il termine significa “sorgente d’acqua calda”. Per accedervi occorre preparare prima il corpo con una profonda  doccia (tutto viene fornito: da molti prodotti per il corpo,  ai materiali per una perfetta pulizia, come spugne, spazzole, ecc.). In acqua si entra nudi. Chi ha un tatuaggio non può accedere: i tatuaggi in Giappone sono visti in modo negativo perché normalmente i tatuati sono affiliati alla Yakuza, la mafia nipponica.

Un momento di relax e di cura del corpo,  che apparirà decisamente ritemprato. Logicamente, all’interno, è proibito fotografare 

Ed è anche ora di provare un ryokan. Nati nel periodo Edo (tra il XVII e XIX secolo), i tradizionali hotel giapponesi, hanno stanze che si trasformano da sala da pranzo durante il giorno, a camere  per la notte. Il pavimento è formato  da tatami, le porte sono scorrevoli, in carta di riso e tutti gli interni sono in stile minimalista, con i rivestimenti in legno di stile tradizionale. Dopo la cena, si sistemano i futon e le coperte sui tatami. Una estrema raffinatezza, che ho adorato.

Un’ultima chicca: i ryokan propongono la mezza pensione. È importante rispettare l’orario che si è concordato. Questo garantisce un pasto alla giusta temperatura: un’altra delle grandi attenzioni al servizio del cliente. Come si può non amare un luogo così ?

Avrei voluto trascorrere una settimana a Noboribetsu, ma purtroppo devo partire per il nord.

Una curiosità. Questa foto è stata scattata nella metropolitana, per Sapporo. Una stufa al centro e la gente che si riscalda intorno. In un paese così all’avanguardia mi è sembrata una scena strana, un po’ antica.

 

 

Fuori Sapporo, a Kaitaku Mura, c’è un museo a cielo aperto che ha ricostruito la vita del passato. Le antiche case ed i vecchi mestieri (dal dentista, al sarto, al costruttore di barche): 60 case del periodo che va dal 1868 al 1926. francamente non amo queste ricostruzioni asettiche.

 

 

Sapporo, in passato, era abitata da varie tribù  indigene Ainu, che furono sterminate e poi riconosciute dai giapponesi solo pochi anni fa e con tanto di scuse. Davvero una brutta storia, che, francamente, mi lascia un po’ di amaro  in bocca.

Sapporo è una metropoli vivace, che compete con le città del sud del Giappone, tra ristoranti, pachinko e negozi di manga e anime, nuovi e vintage.

La città è famosa per la birra che porta il suo nome. Il vecchio stabilimento ha ancora il suo fascino: trasformato in una sorta di museo che espone anche divertenti pubblicità d’epoca, è una piacevole sosta, con degustazione.

 

 

 


Alcuni ristoranti servono cucine locali, come quello nel magnifico stabilimento in mattoni rossi; la carne yakiniku viene portata al tavolo ed ogni commensale la cuoce sull’apposito fornello. Interessante sapere che qui, in questo ambiente un po’ retro’, ci sono dei bei robot che hanno parzialmente sostituito i camerieri in carne ed ossa.

 

 

 

Ed è giunta l’ora di parlare della straordinaria cucina giapponese, per me la numero uno al mondo, per ora. Mi mancano 27 paesi per concludere il mio giro del mondo, ma ad oggi, posso confermare che, dei 166 paesi visitati, la cucina giapponese per me è la migliore, perché soddisfa tutti i sensi. Capisco perfettamente perché sia stata inserita, dal 2013, fra i patrimoni orali ed immateriali dell’umanità dell’Unesco.


La cucina giapponese è una delle più raffinate e deliziose del mondo. Dal cibo di strada alla “haute cuisine” di Kyoto, il Giappone offre una vera  esperienza gastronomica. Tutto qui è allettante e tutti i sensi ringraziano. Anche il semplice Street food ha comunque un tocco di classe ed il fritto è sempre straordinariamente croccante, saporito e leggero.

Tutti i cibi ordinati al ristorante vengono portati al tavolo contemporaneamente e non esiste il concetto di primo piatto e secondo.

Il piatto povero del paese è il Ramen, di origini cinesi: spaghetti di frumento serviti in brodo (carne o pesce) , conditi con salsa di soia . Possono contenere carne di maiale, alghe, verdure, uovo o altro. Esistono infinite varietà di ramen, anche lo spessore e la consistenza della pasta è determinante. È un piatto che si trova ovunque, costa poco ed è perfetto in una giornata uggiosa, anche se, francamente, non sono una fan.

 

 

Gli spaghetti possono essere grossi, di farina di grano (Udon) o fini, di grano saraceno (soba)

Tutti conosciamo il sushi ed il sashimi: qui lo trovate dappertutto, al supermercato, al mercato del pesce, nei ristorantini semplici ed in quelli di classe, sempre freschissimo e meraviglioso.

 

 

 

 

 

I Kaiten sono i ristoranti con il nastro, dove scorrono i piattini di sushi davanti ai clienti.

 

 

 

La tempura è una meravigliosa frittura (fatta con una pastella soffice e croccante): gamberi e verdure (zucca, melanzana, zucchine, ecc) sono i miei preferiti

 

 

Popolare è anche la tonkatsu, una sorta di cotoletta alla milanese, di maiale (ma c’è anche di manzo), insaporita, infarinata ed impanata nel panko, una variante croccante del pangrattato, e poi fritta e tagliata a fettine sottili per permettere di mangiarla rigorosamente con le bacchette, servita, a volte, anche con una salsa particolare (risultato di fermentazione di frutta e verdura). Molte le varianti 

 

 

 

Gli yakitori  sono spiedini di carne e verdure, tipiche anche dello Street food

 

 

ll Nishiki Market di Kyoto è uno spettacolo per gli occhi ed il palato. In questo mercato coperto, le meraviglie della cucina giapponese sfilano: ostriche, delicate tempure di pesce, granchi, spiedini di polpo e sashimi, uno dei più bei luoghi di Street food mai visti


 

.

 

 

 


A proposito di cibo, in questa città si parla di “haute cuisine”.

Il Kaiseki è un pasto tradizionale fatto di tante piccole portate, presentate su un vassoio. Le pietanze, molto curate,  sono disposte su piatti singoli: le verdure tagliate in modo certosino a forma di fiori, così come la composizione dei vari ingredienti. Pesce crudo e cotto, verdure, carne, e piccoli dolcetti detti Yatsuhashi: forma triangolare, sono fatti con farina, zucchero e cannella, e possono essere ripieni di crema di fagioli . Viene rispettato il tema stagionale del pasto. I piatti sono armoniosi e decorati con fiori o contorni commestibili. Un vero quadro d’autore, che ho amato profondamente.

 

 

 

Dalla Haute Cuisine al cibo di tutti i giorni, la cosiddetta  “schiscetta o gavetta”, quello che in Piemonte è anche conosciuto come “barachin”, in breve, il contenitore che gli operai e gli studenti si portano al lavoro o a scuola come colazione. In Giappone il pasto da asporto  si chiama “bento”, o “obento” (con l’aggiunta del prefisso onorifico o) lo si trova ovunque ed è usatissimo anche da impiegati o gente che viaggia. Le stazioni dei treni sono piene di baracchini che vendono splendide scatole con ogni ben di Dio: dalla tonkatsu, al sushi, al sashimi, ecc. Tutto è ben confezionato, con la bustina per tenerlo al caldo, o al freddo (a seconda del prodotto scelto), la salvietta umidificata, le bacchette o cucchiaio. Le scatole sono bellissime, spesso dipinte, un peccato doverle buttare.

 

 

 

 

Perfetto per un lungo viaggio in treno

 

Per una conviviale serata tra amici vi consiglio un “okonomiyaki”(letteralmente: cucina ciò che vuoi), una sorta di grande frittata con cavolo sminuzzato, cucinata, davanti a voi, su una piastra rovente. La base è una pastella di acqua, farina e uova. A questa si aggiungono vari ingredienti, come gamberi, seppia, carne di maiale, formaggio o, come ad Hiroshima, una montagna di cipollotti affettati.

 

 

 

A proposito di Hiroshima, per gli amanti delle ostriche, questo è il paradiso: crude, bollite, fritte, impanate, una gioia per tutti i gusti

 

 

 

Questa è una strana versione di ostrica al curry impanata

 

 

E poi le meravigliose cappesante

Ed il granchio

 

Il polpo 🐙

 

 


Anche la prima colazione giapponese tradizionale è meravigliosa, per gli amanti del salato: riso bianco, zuppa di miso, qualche verdura ed una piccola porzione di pesce affumicato. I ryokan (gli alberghi tradizionali giapponesi) servono principalmente questo tipo di prima colazione.

 

 

 

Il riso è la base della cultura nipponica: lo si trova anche negli onigiri, una sorta di polpette dalla forma principalmente triangolare, farcite con ingredienti vari (verdure e pesce, tra altri) e rivestiti di alga. Un perfetto spuntino veloce.

 

 

Anche la carne ha grande spazio nella cucina giapponese: lo shabu-shabu è carne di manzo cotta in un tegame, con verdure (spesso germogli e cavolo ).

A proposito di carne, il manzo di Kobe  è forse il migliore al mondo. Si tratta di un marchio registrato con caratteristiche precise: appartenere ad una specifica razza, nata nella prefettura di Hyogo, avere un rapporto di marezzatura (distribuzione del grasso all’interno del tessuto muscolare) di sesto livello o superiore, il peso deve essere tra i 230kg ed i 470kg. Il prezzo medio della carne di Kobe parte dai 500€ al chilogrammo. Ma in assoluto la carne più costosa al mondo, sempre di questa zona è il Wagyu(“wa” sta per Giappone e “gyu”sta per bue), una razza bovina selezionata geneticamente. L’elevata presenza di grassi insaturi nei tessuti muscolari, forma delle venature fitte di grasso, che rendono la carne così tenera da poter essere tagliata con le bacchette. Questa carne costa fino a 1000€ al chilo.

Ma ci sono anche carni “di nicchia” dal gusto strepitoso e con prezzi più abbordabili. Ho provato la carne dell’isola di Ishigaki: straordinaria. Ve ne parlerò a breve 

Quello sopra è un Hamburger Gourmet, fatto con la carne di Ishigaki.

 

il gelato alla matcha (fatto con latticini e polvere di te’ verde) ha un gusto interessante, non molto dolce, ma un piacevole dopo pasto

 

In alcune gelaterie viene presentato con la foglia d’oro

 

 

Anche i frullati di frutta sono molto buoni. Ecco una golosa versione, metà frullato è metà polpa, di mango

 

 

 

 

 

Per concludere,  la cucina giapponese presta grande attenzione a soddisfare tutti i sensi. Ecco che, oltre alla parte estetica (alcuni piatti sembrano opere d’arte), si cercherà di mettere in un pasto (tutto servito in minuscoli piattini): Qualcosa con aceto, qualcosa di crudo, qualcosa al vapore, qualcosa di fritto, qualcosa di lesso, e un brodo.

Un altro aspetto fondamentale della cucina giapponese è lo sminuzzamento  del cibo, che segue la regola che il boccone deve essere facilmente afferrabile con le bacchette. Per questo, i coltelli giapponesi sono tra i più famosi al mondo. Vi sono tantissime tecniche di taglio, sia per verdure, che per pesce e carni, ed anche tecniche di decorazioni.

Vi lascio una carrellata di cibi meravigliosi,

 

 

 


Il mio viaggio in Giappone non è ancora finito. Ora parto alla scoperta delle isole più a sud, nell’arcipelago Yaeyama, che,  malgrado si trovi davanti a Taiwan, in realtà  appartiene al Giappone. Ci vorranno ben tre ore e mezza di volo da Tokyo, ma credetemi, è un piccolo paradiso, di cui vi parlerò a breve, nella mia Quarta (e ultima parte) del mio Giappone

 

 

Una risposta

  1. Viaggio m
    olto particolare e interessante….
    Grazie di tutte le notizie e le documentazioni fotografiche..
    Buona continuazione

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